Mali

Il Mali è uno stato di 1.240.142 km² la sua popolazione è stimata a circa 21 milioni di abitanti secondo le ultime statistiche del 2020 (populationdata.net), la sua capitale è Bamako. Il Mali fa parte dell'Africa occidentale ed è situato all'interno e senza sbocchi sul mare.
Il Mali confina a nord con l'Algeria, ad est con il Niger, a sud con il Burkina Faso e la Costa d'Avorio, a sud-ovest con la Guinea e ad ovest con il Senegal e la Mauritania. Il suo territorio, per la maggior parte pianeggiante, è costituito al nord da deserto e al sud da savana.

Il Mali è uno dei paesi più poveri al mondo secondo l’indice dello sviluppo umano del programma delle Nazioni Uniti per lo sviluppo (PNUD): nel 2024 occupa la 188esima posizione su 189 paesi, e la maggior parte della popolazione - il 77% - vive con meno di due dollari al giorno. La mortalità infantile è altissima, ma nonostante ciò, quasi metà della popolazione ha meno di 15 anni: basti pensare che, con una media di oltre 7 figli per donna, il Mali ha il secondo tasso di fertilità più alto del mondo.

Le malattie endemiche complicano decisamente la situazione: secondo il Ministero della Salute ogni anno circa il 17% della popolazione viene colpito dalla malaria; anche il colera e la tubercolosi hanno un’incidenza molto alta, mentre l’HIV ha un tasso di diffusione relativamente basso rispetto al resto dell’Africa.  

L'economia è prevalentemente agricola e i raccolti dipendono quasi interamente dall'irrigazione e dalle piene stagionali del fiume Niger e dei suoi affluenti. La coltivazione di generi destinati al fabbisogno alimentare occupa circa 86% della popolazione attiva; le colture principali sono il miglio, il riso, il sorgo, il maïs, le arachidi, il cotone e la canna da zucchero.

La popolazione del nord è indirizzata soprattutto all’allevamento estensivo e transumante di copiosi greggi che popolano tutta la fascia del Sahel; lungo il corso del fiume Niger, la pesca è una delle attività più praticate assieme all’orticoltura: la pianura alluvionale del delta del Niger, durante la stagione invernale (settembre-dicembre) diventa una vera e propria risorsa irrigua. Da settembre a febbraio il Niger costituisce un canale di navigazione che taglia il paese da sud-ovest a nord-est, favorendo scambi commerciali di ogni tipo. Inoltre, la pesca viene effettuata solo sul fiume Niger, visto che il Mali è privo di sbocchi sul mare, ed è destinato esclusivamente all'autoconsumo della popolazione.
Da ricordare che il Mali possiede enormi giacimenti di fosfati, oro, uranio, ferro, bauxite, manganese e sale poco sfruttati per mancanza di infrastrutture adeguate oltre ai diamanti che si trovano nel sud-ovest del paese.

La sua forte crescita demografica (con un tasso di fertilità di 6,3 bambini per donna nel 2018) e i cambiamenti climatici rappresentano rischi significativi per l'agricoltura e la sicurezza alimentare del paese.

Dal 2012 il Mali è confrontato con una pesante crisi di sicurezza dovuta alle conseguenze economiche e umanitarie. Dal 2018 la situazione del paese è ulteriormente peggiorata a causa della moltitudine di conflitti intercomunitari, principalmente nel centro del paese, che hanno causato la morte di centinaia di civili e migliaia di persone cacciate dalle loro case. Questi conflitti si aggiungono ai frequenti attacchi terroristici di gruppi jihadisti provocando diversi morti, sfollati e immigrati. Il governo non riesce a riprendere il controllo sul suo vasto territorio e proteggere le popolazioni civili malgrado gli aiuti delle diverse forze armate straniere.
Il conflitto interetnico in Mali è basato sul furto del bestiame, i saccheggi dei raccolti, i massacri e gli incendi di villaggi interi da parte dei Fulani, chiamati anche Peuhl, contro i Dogon e viceversa. Ogni comunità accusa l’altra per questi abusi e massacri.  Si tratta di una lotta per le poche risorse; i Peuhl sono allevatori nomadi e i Dogon sono sedentari dediti all’agricoltura. Due colpi di stato si sono verificati rispettivamente nel 2020 e 2021 con l'instaurazione di una dittatura militare. 

La situazione umanitaria è precaria:
  • Il tasso di malnutrizione acuta rimane grave nel nord del paese;
  • Nel nord il 25% dei centri sanitari non è funzionante;
  • Menaka, Kidal e Mopti hanno i più alti tassi di chiusura scolastica;
  • Il numero di sfollati interni continua ad aumentare;
  • Un civile su tre è vittima di esplosioni.
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